Tempo è cervello. Questo è il tema e il fil rouge che lega tutti i temi al centro della VI edizione della Settimana mondiale del cervello, promossa in Italia dalla Società italiana di neurologia (Sin), che si celebra dal 14 al 20 marzo. Con questo si intende evidenziare, in ambito neurologico, «la lotta contro il tempo per limitare i danni al cervello» ha spiegato a Milano, nell’incontro di presentazione dell’evento, Leandro Provinciali, presidente Sin e direttore della Clinica neurologica degli Ospedali Riuniti di Ancona. L’argomento è stato declinato nel capoluogo lombardo sotto varie sfaccettature. «L’ictus ischemico in fase acuta rappresenta un’emergenza neurologica tempo-dipendente» ha sottolineato Elio Agostoni, direttore della Struttura complessa neurologia e Stroke unit dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano.

«La nuova frontiera di cura è la combinazione di trombolisi sistemica e trombectomia meccanica da eseguire il più precocemente possibile, possibilmente entro le 6 ore dall’esordio dei sintomi». In quest’ottica, ha evidenziato «risulta necessario riorganizzare il sistema di cura nel nostro Paese per garantire a tutti i pazienti candidati la miglior cura possibile». Il tempo come alleato prezioso per la diagnosi precoce di malattie neurologiche prima che diventino troppo avanzate per permetterne un trattamento adeguato. È il caso della malattia di Alzheimer in cui, come ha ricordato Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di Neuroscienze dell’Università di Milano-Bicocca, la demenza è preceduta da iniziali deficit di memoria (mild cognitive impairment [Mci]), condizione diagnosticabile con test neuropsicologici. Inoltre l’accumulo progressivo di beta-amiloide nel cervello» nella malattia conclamata è dimostrabile mediante tomografia a emissione di positroni (Pet).

«Attualmente nel paziente con demenza esistono solo terapie sintomatiche, per questo ha un ruolo cruciale la diagnosi precoce del Mci, in quanto le strategie terapeutiche sperimentali potranno essere efficaci solo in fase prodromica». «Una delle più importanti scoperte degli ultimi anni è rappresentata dalla dimostrazione che il processo neurodegenerativo alla base della malattia di Parkinson inizia molti anni prima della comparsa dei sintomi motori e che spesso in questa fase si hanno manifestazioni non motorie rilevanti per il riconoscimento dei soggetti a rischio di sviluppare la malattia permettendo di intervenire precocemente con farmaci neuroprotettivi» ha aggiunto Leonardo Lopiano, direttore Struttura complessa neurologia dell’Aou Città della salute e della scienza di Torino. In una malattia cronica come la sclerosi multipla «effettuare una diagnosi precoce e instaurare un’adeguata terapia può voler dire ribaltare il decorso della malattia, procrastinare o evitare la comparsa di problemi motori o cognitivi» ha detto Gianluigi Mancardi, direttore della Clinica neurologica dell’Università di Genova. «Al contrario ritardare l’inizio della terapia può essere responsabile della comparsa di disturbi non più reversibili e recuperabili». In occasione della Settimana mondiale del cervello, la Sin prevede l’organizzazione, sul territorio nazionale, di incontri divulgativi, convegni scientifici e attività per gli studenti delle scuole elementari e medie.